L’Anticristo, l’acqua santa, la fase 2 e il buon senso spesso ignoto

Per fortuna esistono ancora persone come Joseph Ratzinger, in arte Benedetto XVI, che all’età di 93 anni, nelle sue stanze di monastero privilegiato, oggi anch’esse più che mai claustrali, nonostante il fetore annusato per decenni nei corridoi vaticani, per l’ennesima volta non trattiene le mani e lancia la scomunica a gay e abortisti: «Siete l’Anticristo». Ecco in un momento così tragico per l’umanità, è provvidenziale qualcosa di esilarante per tirarci su il morale e farci sorridere (incazzare no: non ne vale nemmeno la pena); e senza dubbio il pastore tedesco (storico titolo del “Manifesto”), che sembra sempre uscito da un dipinto di Francis Bacon, è più esilarante di un Panariello (non che ci voglia comunque molto, essendo uno dei comici più misteriosamente graditi al grande pubblico). D’altronde il mondo della Chiesa non perde occasione per dimostrarsi inappropriato, non solo nei suoi personaggi più qualificanti, a cominciare da quella famosa piazza San Pietro deserta con papa Francesco, per una foto che gli amanti dell’iperbole definirono del secolo – in realtà lo è assai di più quella con le camionette porta-bare – che andrebbe invece riletta in un controcampo di totale distacco del mondo che guarda la Chiesa; ma anche nei suoi fedeli meno attrezzati al pensiero, come chi può sostenere che l’acqua santa, essendo appunto santa, non riesce a trasmettere il Covid (e qui a ridere è anche il virus stesso). D’altronde fede e spiritualità sono cose serie e sembrano sempre più lontane dallo Stato più piccolo della Terra.

Oggi comincia, intanto, la fase 2 (o 1 e mezzo, o 1 e qualcosa: insomma ognuno trovi la sua misura). È probabilmente il momento più delicato, perché incoccia contro la speranza di ritrovare pian piano una normalità perduta e quindi un esito negativo sarebbe drammatico anche psicologicamente (non che finora questo aspetto sia stato insignificante). Ci vuole buon senso da parte di tutti: sia da parte di chi deve osservare le regole (alcune delle quali francamente non semplici da rispettare) e sia da parte di chi deve controllare, perché avere un piccolo potere in mano, come si sa, può dare alla testa e a rimetterci sono sempre i più deboli. Al di là delle polemiche dei giorni scorsi, non solo per il termine congiunto, sicuramente inadeguato e ambiguo, anche se le alternative per tenere un minimo di attenzione per non far sbracare la gente non erano poi molte, qui bisogna che gli italiani capiscano che ne va del bene di tutti, anche se, è noto, sono restii a comprendere i problemi degli altri, a cominciare dalle cose pubbliche, famose per essere da noi considerate di nessuno, al contrario di tanti popoli più civili che le reputano di tutti. Figuriamoci la salute. Una differenza drammaticamente sostanziale. Certo non sempre i comportamenti, anche in questi primi giorni di rallentamento della clausura, lasciano ben sperare: troppa gente rispetta le regole a modo suo. A questo bisognerà aggiungere la quasi sicura preparazione inadeguata da parte di enti locali, servizi di trasporto, ambienti di lavoro eccetera, pronti tutti a far dei danni.

Intanto in tutta questa apprensione costante, ora anche sugli effetti del primo lockdown dimezzato, sarebbe curioso sapere che fine hanno fatto i leader delle sardine, praticamente muti dall’avvento del Covid, come d’altronde ogni pesce che si rispetti: forse sono tornati dentro la scatoletta, il loro habitat più naturale.