Tutti contro Conte: ognuno è convinto di poter far meglio. Ma ci dimentichiamo quale Italia abbiamo costruito in questi anni

Mi piacerebbe che ognuno di noi, per un solo giorno, diventasse presidente del consiglio con la più sconvolgente pandemia mai capitata all’umanità (perché la sua circolazione, dell’umanità intendo, non è mai stata così euforica), in un Paese come l’Italia, dove a restare solo nell’ambito politico un comico che urlava da un palco in poco tempo ha raccolto oltre il 30% alle elezioni; dove chi invocava il Vesuvio e odiava scopertamente i meridionali, raccoglie voti straordinari proprio al Sud; e senza dimenticare coscienza civica, menefreghismo sociale, evasione fiscale, tecnologia avanzata, cultura e trasporti e tante altre cosucce divertenti, dove ogni categoria crede di essere la più indispensabile (non solo il mondo del calcio o la Chiesa). Ecco provateci, cercando di mediare con Regioni e categorie lavorative (anche con l’Europa, ça va sans dire, dove ci presentiamo con le pezze al culo e senza un briciolo storico di rigorosità comportamentale, pretendendo di dettare legge); e sperando di non commettere errori contro un nemico diabolico e invisibile, che nessuno conosce sul serio, con la paura di fare un piccolo passo falso che faccia ripartire la conta drammatica dei morti. Proviamoci: sarebbe divertente.

Poi ovviamente il discorso di Conte è stato fumoso, balbettante, incompleto, pavido, distratto (ma forse prima del 4 maggio tornerà a spiegare sul serio cosa accadrà in concreto: almeno speriamo), gli scienziati sono tutti fuori dalla realtà (anche del virus, che in realtà affermano, molto umanamente, di conoscere pochissimo) e siamo governati da imbecilli (che, sorpresa, abbiamo ovviamente votato: grazie a dio siamo in una democrazia). Speravamo com’è altrettanto umano di uscire da un tunnel angosciante e in realtà abbiamo capito che possiamo fare solo due passettini verso la luce. Intanto ognuno continua a ragionare per sé, per la sua categoria, perdendo il quadro d’insieme, che purtroppo scienziati e Governo devono invece contemplare. Siamo chiusi in una morsa, dove si può morire per un virus micidiale o per un disastro economico (dove noi ci siamo infilati da un’eternità, ma ci piace pensare di avere gli stessi mezzi di altre nazioni per uscirne). Conte è probabilmente il meno peggio che ci potesse capitare in questo periodo votato alla catastrofe. Sbaglierà tanto, ma oltre a un Paese già sull’orlo del collasso economico prima del virus, si è trovato, per lungo tempo, con il Paese più devastato (per morti e contagi), oggi battuto solo dagli States, governati tuttavia da un presidente che si chiede se la candeggina nelle vene possa uccidere il virus, tanto per capirci, senza dimenticare la spavalderia iniziale di gente come Macron o Johnson. Si è trovato a dover lottare contro avversari politici che si sono dimostrati, nella loro regione (a parte Zaia nel Veneto), interessati più a campagne elettorali, dopo aver distrutto la Sanità pubblica (ma puntualmente votati entusiasticamente dai propri elettori), provocando il disastro maggiore.

Ecco è giusto criticare Conte e le sue scelte poco coraggiose, anche se in realtà qualcosa si sta muovendo, nella sperimentazione che questo comporta, perché si va avanti a tentativi. Poi per carità: l’alternativa era essere guidati da Salvini e Meloni, perché questa è l’Italia di oggi e questi sono quelli a cui abbiamo pensato volentieri di delegare la politica e le scelte. Ricordiamocelo ogni tanto.