Quale euforia… ma da lunedì il virus non diventerà certo più buono. E la colpa sarà ovviamente di Conte

Quale euforia… verrebbe da dire sulle note di una celebre canzone di Lucio Dalla. La comprensibilissima voglia di riprendere in mano la quotidianità vissuta fino a febbraio, per quanto in ogni momento del passato destinata a lamenti continui, comporta un rischio che dobbiamo sicuramente affrontare (altrimenti è davvero la morte economica), ma che dobbiamo appunto misurarlo con la nostra capacità, non sempre esemplare, di adattarci a una costante attenzione, una misura equilibrata tra il fare e non fare, magari supportata da una buona dose di apprensione e, perché no?, di paura. Ammalarsi è ancora possibile e da lunedì sarà di nuovo più facile, senza le precauzioni necessarie: che già con quelle, sicuri non si può mai essere. Quindi il desiderio di recuperare alla svelta una “normalità”, che abbiamo visto non essere probabilmente il modo migliore per vivere, non deve procurare un eccesso di distrazioni o sfacciataggini da “liberi tutti”, come si vede nei video postati sul web. Andando di metafora, è come quando nello sport si sta perdendo una partita e nel tentativo di recuperarla ci si fa condizionare dalla foga, invece di ragionare e stare più calmi possibile. Così la partita si perde sul serio. Poi è chiaro: mica è facile.

Ma che tutto sia complicato bisognerebbe ricordarselo anche quando si contesta ciò che finora ha fatto Conte e il suo governo, che di errori, confusioni, contraddizioni, paradossi ne ha mostrati oggettivamente tanti. Anche in questi giorni. Ma mica è facile dover rispondere a tutti, non scontentare nessuno, stritolati da esigenze delle Regioni e delle categorie, che sbraitano e minacciano (a volte anche comprensibilmente, perché il disastro economico non è mica una balla e l’esasperazione è reale, ci mancherebbe), non potendo sbagliare su nulla, perché gli errori gravi si pagherebbero a carissimo prezzo, soprattutto in termini sanitari. A Conte viene rimproverato di tutto: ogni sua parola è pesata in modo sconsiderato, anche quando scivola, probabilmente anche per stanchezza (e certo mettiamoci pure l’abitudine, ci mancherebbe) con termini inappropriati, come quel “divertire” a riguardo della cultura, magari dopo giorni e giorni di trattative estenuanti, bombardato da forze dell’opposizione (e ci sta anche in democrazia), ma anche dal fuoco nemico, parlando a braccio davanti a 60 potenziali milioni di ascoltatori; e parliamo sempre di uno che non è un politico, che da pochi mesi è stato buttato quasi allo sbaraglio, dimostrandosi, quanto meno, meno rissoso, spavaldo, arrogante di tanti politici navigati, che danno sempre la sensazione di parlare, parlare, parlare (e mai agire) sempre in funzione di un proprio tornaconto elettorale, che in questo è l’esercizio più tragico che si possa svolgere. Se si critica Conte a ogni parola, a ogni passo, se fa e se non fa, senza capire che gli intoppi, specie burocratici, sono un male endemico di questo dannato Paese, dove nessuno, di qualsiasi area politica, in tanti anni è riuscito a risolvere, un Paese per giunta maledettamente compiaciuto di avere tra le sue maggiori attività la mafia e l’evasione fiscale, si compie una “critica” generalizzata un po’ ottusa, perché a noi piace tanto essere contro sempre, perché vuoi mettere come faremmo noi? Già: come avremmo fatto noi? Mes? Recovery fund? Un metro, due metri, quattro? E su tutto il resto? Certo a Conte nessuno ha imposto di fare il premier (in realtà non essendo un politico vero, un po’ anche sì), ma altri avrebbero fatto meglio? Non è la storia del male minore, ci mancherebbe. Né che così è, e allora accontentiamoci. Ma sui social le dita si muovono sulla tastiera come su una mitragliatrice. La verità è che di fronte a troppi schiamazzi a ogni respiro (che sono bene altra cosa dalla giusta e necessaria critica), ci meriteremmo Salvini e la Meloni, Berlusconi e Formigoni, che già ne abbiamo ancora tanti che governano le Regioni, distruggendole con gli applausi dei propri elettori. Ricordiamoci che siamo un popolo che vota politici che fino al giorno prima inneggiavano a vulcani per divertenti stragi (e a votarli sono proprio quelli che vivono all’ombra di tali vulcani…), perché siamo sempre lì tra Fantozzi e il menefreghismo, dove a ognuno frega soltanto di sé stesso. O magari ci meriteremmo altri pagliacci con Johnson o Trump. Altro che Conte…, che è sicuramente il meno colpevole di tutti.

Poi va beh: lunedì riapriamo, buttiamoci tutti sulle spiagge, nei ristoranti, ovunque, vediamo che succede. Fin qui gli italiani hanno, a maggioranza netta, dato esempio di rettitudine e rispetto delle regole; regole che a tratti faranno anche ridere (e lo fanno sul serio), con tutte le loro contraddizioni, ma si sa che più libere si lasciano e più il popolo è tentato di azzardare. La democrazia e la libertà sono conquiste inalienabili, ma ci sono momenti nella storia in cui esse vanno bilanciate, non certo soppresse, con necessità altrettanto indispensabili, come non morire per un virus, che sta qui a fianco noi, invisibile e micidiale. E che da lunedì non sarà certo meno pericoloso per decreto governativo.

 

(foto Sky Tg24)