Lo stupore di stupirsi: il caso Piacenza e il Potere che offende

È sempre così sorprendente sentire chi manifesta il proprio stupore di fronte a fatti come quello della caserma dei Carabinieri di Piacenza. Chi esercita un potere, in qualsiasi forma, in qualsiasi parte del mondo, può sempre approfittarne: non è la prima volta (basterebbe ricordarsi almeno le allegre scorribande della Uno bianca, il G8 e il caso Cucchi), non sarà l’ultima. In ogni luogo le forze dell’ordine, a volte, cedono all’abuso (purtroppo anche fisico) del proprio ruolo; ma avviene anche nelle aziende, nelle famiglie, a scuola, nei circoli ricreativi, ovunque, dove il più debole spesso finisce esposto a maltrattamenti e altro. Certo sono episodi e almeno non siamo in America, dove è sufficiente essere fermati per un controllo normale in auto, per sentirsi in pericolo. Poi è chiaro che la maggioranza di chi opera avendo un comando, per fortuna, almeno in questo Paese, si comporta correttamente. Tuttavia come romanzi, film e la stessa vita ci insegnano da sempre, il confine tra stare da una parte o dall’altra è spesso labile e probabilmente, più di quanto sarebbe lecito aspettarsi, casuale. Detto questo non va mai dimenticato che chi si macchia di queste infamanti colpe, opera grazie anche a coperture, silenzi o, nel caso meno grave, distrazioni da parte di chi dovrebbe controllare, che magari poi vediamo rimosso e promosso, come accaduto in passato. Come dicevano il poeta Roberto Roversi e il cantautore Lucio Dalla: attenzione dentro ci siamo tutti, è il Potere che offende.