Senza presente e soprattutto senza futuro: alla Juve mancano gioco, progetto e soprattutto un allenatore. Anche meno triste

Direi che il quadro è abbastanza chiaro. Chi si fa benevolmente incantare da qualche risultato favorevole, sempre giustificato dalla qualità indubbia di diversi singoli (che in modo quasi autonomo risolvono le partite, a cominciare dalla vittoria contro il Milan), dovrebbe cominciare a ricredersi: il nodo strutturale del centrocampo, denunciato da tempo, è di poca sostanza, come è andato via via svalorizzandosi, mentre difesa e attacco viaggiano su standard migliori, ma discontinui; la scommessa di un allenatore in erba si sta dimostrando infelice. Ora giunti alla fine del girone d’andata, un tempo ragionevolmente utile per cominciare a tirare qualche somma, gli esperimenti dovrebbero essere ormai conclusi e, se è accettabilissimo che dopo 9 scudetti un anno possa anche non portare a tale traguardo (e per il bene del calcio, va da sé, è ovviamente un bene), a preoccupare non è tanto oggi il presente (che comunque allarma, perché si corre il rischio di non arrivare nemmeno tra le prime 4, con un danno economico che potrebbe  ridimensionare a lungo il tutto), quanto il futuro. Le solite cose: gli errori della società sono evidenti, privilegiando spesso i giocatori “scartati” magari a parametro zero, lasciando andare giocatori giovani di avvenire importante (Spinazzola, Pellegrini eccetera) e tenendone alcuni di ormai risaputa inconsistenza (Bernardeschi su tutti), soprattutto reparti tranquillamente smantellati (la fascia sinistra, oltre al centrocampo); la scelta dell’allenatore (giunta tra la sorpresa generale, un po’ per mancanza di fondi e un po’ per una incapacità di sondare alternative valide, magari non solo quelle impossibili come Guardiola, Klopp e perfino Pochettino) si è rivelata nei modi inadeguata (già con Sarri si era toccato un vertice grottesco non indifferente) e nella sostanza sbagliata. Pirlo ha l’attenuante di una squadra mal assortita, ma ormai anche la colpa di aver ricavato poco o nulla da quello che aveva, spesso accantonando quei giocatori dalle potenzialità possibili a vantaggio di altri obsoleti, vulnerabili e molli, cercando inutilmente un “presente” e non un “futuro”. Gli errori non si contano, a cominciare da un centrocampo con i suoi bei problemi, dove Bentancur (in fase involutiva) posto 30 metri più indietro vale la metà e la coppia Rabiot-Ramsey è costantemente votata all’insipienza, mentre a tutti pare evidente che il geometra Arthur (che almeno il senso del gioco lo capisce), e i ben più frizzanti McKennie e Kulusevski (salutato come acquisto sensazionale) finiscono spesso in panchina. Ora il materiale magari non è eccelso, ma se viene pure svilito con scelte ormai imperdonabili (ieri Frabotta e Ramsey nella zona di Hakimi e Barella, per dire che te la vai anche a cercare: ma è solo uno degli esempi possibili), il risultato è questo. Di fatto dopo diversi mesi siamo ancora al punto di partenza (è stato il bis della partita in casa della Roma, lì risolta appunto con prodezze “singole”, ma si era a inizio campionato). E certo Ossimoro, che non ama il “bel” calcio almeno un’identità l’aveva data alla squadra, e  penso che nessuno non capisca come Sarri comunque sia un probabile genio al confronto di Pirlo, che in teoria dovrebbe avere i senatori dalla sua parte e non contro, come l’ex Napoli e Chelsea. A Pirlo, spiace ma è vero, nuoce anche il carattere: se da un lato nel mondo del calcio avere un’immagine così pacata è umanamente un grande pregio, un allenatore che sembra sempre sul punto di collassare a ogni intervista e che non cambia espressione, si vinca o si perda, non è certo l’ideale. A oggi il progetto Juve è incrinato, per colpe pregresse e inadeguatezza e la sensazione è che la squadra abbia bisogno di un ulteriore, forzato restyling, con un Ronaldo al tramonto, un centrocampo da rifare e un Bonucci sempre più dannoso e fastidioso. E un allenatore inesperto. C’è un dna da spezzare, c’è un modo di approcciarsi alle gare che va rimodellato e soprattutto bisognerebbe vedere una squadra dinamica e non una che passeggia, che non sa cosa fare, che non riesce a costruire un contropiede decente, che non porta uomini in mezzo all’area avversaria e che per presentarsi dall’altra parte del campo deve passare la palla diverse volte al proprio portiere. Temo ci vorrà del tempo. Parecchio.