Non fate arrabbiare Conte: i paradossi di un’Italia tra furbi, spioni e un’Europa sorda. E poi c’è la Meloni

Se la colpa è sempre degli altri, come avevo scritto nell’ultimo post dedicato al coronavirus, non meno sbalorditivo è continuare a ritenere più colpevole chi quella colpa la smaschera al posto di chi la commette. Siamo un Paese, tra le altre misere cose che ci danneggiano, che ama i paradossi. Ieri la Meloni, che già aveva accusato Conte di avere derive autoritarie, ha ribadito il concetto: è assai sconcertante notare come alcuni politici, tra le misere cose che li danneggiano, non si accorgano nemmeno di essere tragicamente umoristici.

Alla vigilia di Pasqua, con gli italiani già provati da un mese di clausura, si prevedono personali azioni di controllo di normali cittadini nei riguardi di chi viola bellamente le regole dell’isolamento, magari per andare a trascorrere il ponte festivo nelle case di campagna, montagna, mare. Va da sé che lo “spionaggio” tipo Stasi è un esercizio moralmente e socialmente inaccettabile, tuttavia viene da chiedersi perché si debba gradire di più che ci siano ancora tante persone che studiano ogni mezzuccio per rimanere fuori casa: si vede gente che arriva a salutare i parenti, a stare in giardino a chiacchierare con ospiti arrivati da chissà dove, senza contare chi in una giornata va al supermercato 4-5 volte, comprando ogni volta un solo prodotto. O che, peggio, esce di casa pur essendo in quarantena o addirittura positivo. Tutto questo (ed è davvero incredibile che ci sia ancora chi non lo capisca) mette in pericolo la salute, perché aggrava la possibilità di contatti, contagi e rallenta inevitabilmente la futura “liberazione”. Quindi prima di arrabbiarsi tanto con chi, magari spinto da un improvviso, incontrollato e non proprio edificante desiderio investigativo, avvisa le forze dell’ordine dei misfatti, sarebbe opportuno non scambiare la proporzione delle responsabilità. Forse non è chiaro ancora a tutti, anche se la maggioranza degli italiani si sta comportando oltre ottimistiche previsioni, che stiamo vivendo un momento straordinariamente pericoloso, come mai successo quantomeno dalla fine della II Guerra mondiale, e quindi la “privacy” ha ragionevolmente bisogno di essere almeno parzialmente ridotta. Poi è chiaro che ci sia chi si esalta a scovare chi fa una piccola passeggiata, una corsetta, un accompagnamento al cane eccetera, ma c’è ancora tanta gente che pensa solo a sé stessa, non capendo come il gesto di ognuno possa pesare sul bene della collettività.

Non meglio vanno i paradossi con il caso Conte, con la sua esternazione d’attacco a Salvini e Meloni. Forse un presidente del Consiglio non dovrebbe, almeno in modo così plateale, affrontare, specialmente in una conferenza stampa, snodi personali, ma di certo nemmeno l’opposizione, in questo momento così drammatico, dovrebbe a ogni istante cercare di sbrindellare la già problematica tenuta di un governo fragile, con continui attacchi subdoli e mendaci per il proprio futuro tornaconto elettorale. Quindi anche qui non confondiamo la gravità delle uscite e “chi attacca chi”. Prima di accusare perfino di “tradimento” (una parola che piace evidentemente, era già comparsa tempo fa), l’opposizione dovrebbe imparare per prima la lealtà, a cominciare dai famosi 49 milioni. Conte, buttato nella mischia all’improvviso, semmai sta dimostrando equilibrio e compostezza, in una battaglia europea complicatissima, dove l’Italia non ha quell’immagine solida in Europa non per colpa di Conte stesso, ma di quella sciupata nei decenni da politici e cittadini, da un’economia distrutta spavaldamente; e se a volte affiorano nei nostri confronti luoghi comuni, è bene ricordare che ogni luogo comune nasconde comunque una piccola verità. Sarebbe stato divertente (ma per fortuna non è successo) governare una pandemia epocale e una discussione europea con al tavolo Salvini e Meloni, con risultati facilmente nefasti. Certo non è detto che Conte porti a casa qualcosa d’importante, perché il nostro peso in Europa è quello che è, ma almeno si vede che sta lottando per tutti e non per sé stesso. Se Conte (e ovviamente il suo governo) ha giustamente poca credibilità, qui e in Europa, è davvero sbalorditivo (ma conoscendoci non lo è) come Meloni e Salvini possano ancora infatuare gli italiani, gli stessi che hanno sbavato per oltre vent’anni per Berlusconi. E che magari in tutti questi anni sono stati esemplari evasori fiscali.

Spiace in tutto questo, l’infelice frase di Enrico Mentana, che nel suo Tg ieri sera, si è lasciato sfuggire una frase inaspettata e del tutto indecente per un giornalista, che prima di tutto deve registrare i fatti e portarli a conoscenza del mondo. Dire che, sapendolo, non avrebbe mandato in onda il passaggio anti Salvini e Meloni, fa torto alla sua intelligenza e bravura. Lo trasmetti e lo commenti, ma non dichiari una possibile autocensura.