La democrazia e la vita: intanto pensiamo a salvarci. L’ambiguità tra ideologia e vodka bielorussa

coronavirus sport e vita

La democrazia rischia di essere in pericolo, non ci sono dubbi, ma la vita, in questo momento, lo è di più. Nella tormenta delle dichiarazioni, della brutale aritmetica sanitaria giornaliera, dei decreti, delle limitazioni che sono pure contrastanti tra Stato e Regioni, delle speranze ancora vane, del famoso picco che non arriva (ieri prima rilevazione in levare, quindi speriamo di buon auspicio), di chi corre nei parchi o sotto casa e chi lavora in fabbrica, di chi vuole mandare i carabinieri con il lanciafiamme, di chi si scaglia sempre contro possibili complotti, di chi crede ancora che l’epidemia sia una fandonia, insomma di tutto questo incontenibile, smisurato, disordinato vociarsi addosso, se non si stabiliscono delle urgenze rischiamo di lanciarci nell’ennesimo groviglio ideologico, che pur partendo da considerazioni necessarie, rischia di spostare imprudentemente il motivo principale per il quale siamo qui a discutere e rimanere chiusi in casa: il maledetto Covid-19.

Giusto ricordare come si sia disintegrata nel tempo la forza della Sanità nazionale, con tagli indecenti e dannosi; giusto rammentare come tra chi corre in un parco e chi lavora in una fabbrica affollata (che forse potrebbe restare chiusa anch’essa) non è difficile capire chi sia vettore del maggior pericolo di contaminazione; giusto sospettare come c’è e ci sarà sempre chi tenta di lucrare, economicamente e politicamente, da ogni possibile disgrazia (e questa lo è in una misura inaudita per l’umanità intera); giusto insinuare che tra le direttive obbligatorie del Governo non manchino paradossi e controsensi e come qualche scelta sia davvero incomprensibile; giusto pensare come forse si è sottovalutato troppo (in questo almeno l’Italia ha dimostrato un’attenzione comunque migliore di altri Paesi); giusto evidenziare come le libertà individuali siano messe in questi giorni a durissima prova, perché la democrazia in certi casi esprime anche il proprio limite, ma grazie al cielo chi vorrebbe rinunciarvi? Sono tutti argomenti doverosi e indispensabili, sui quali bisognerà tornare a discutere con forza quando tornerà il sereno; tuttavia oggi c’è solo un’urgenza: uscire da questa situazione disumana, ben sapendo che costerà sacrifici impensabili, tra i quali una non secondaria convivenza forzata, spesso in piccoli spazi o famiglie affollate.

L’ambiguità di tutte le iniziative e la ricerca di un equilibrio tra azioni forti e l’indispensabile mantenimento di regole democratiche è fondamentale, ma andrebbe riconosciuto oggi a tutti quelli che ci governano che non è comunque facile muoversi come un equilibrista su un filo teso sopra il vuoto più drammatico, palesemente sconosciuto e inatteso, e che prendere decisioni per 60 milioni di persone, molte delle quali inevitabilmente indisciplinate (specie nella nostra Italia, dove ogni legge vive con il suo inganno) e su un argomento dove chiunque si dimostra quantomeno impreparato o incerto, anche i pur quotati virologi, non è per niente facile.

Quindi va bene, discutiamo di tutto, ma ricordiamoci che prima di tutto dobbiamo uscire dal dramma, dalla conta dei contagiati e soprattutto dei morti e che criticare, anche giustamente, non può essere l’esercizio dove meglio ci si applica. Pensiamo prima di tutto a come salvarci. Poi tutte le altre giustissime osservazioni e battaglie avranno un senso. Ma per adesso limitiamoci a uscire solo per le ovvie necessità, cerchiamo meno contatti possibili, stiamo attenti.

In mezzo a tutte queste tragedie, il mondo dello sport comunque continua a battere tutti, dimostrandosi ambiente insalubre, cinico e stupido. Ogni giorno è un litigio su ogni argomento, dalla sospensione dei campionati alla sconcertante volontà di riprendere gli allenamenti, con giocatori in quarantena. E con le Olimpiadi, che aspettano di essere rimandate. E la idiozia umana trova terreno fertile: pensate allo striscione che unisce Bergamo e Brescia, solitamente nemiche dichiarate allo stadio, fatto sparire nella notte. Dalla Bielorussia arriva una notizia che strappa almeno un sorriso, davanti a tanta arroganza e imbecillità. La federcalcio locale ha deciso di cominciare il campionato, sostenendo per voce di un alto suo dirigente come il problema del virus tutto sommato sia superabile in breve tempo. La ricetta è semplice: sauna e vodka. Bevete per dimenticare. Così in campo scenderanno giocatori contagiati e soprattutto ubriachi. Questo è il mondo in cui viviamo. Non facciamo finta di non saperlo.